Svegliarsi di notte. Spesso mi sveglio di notte, magari dormo due ore, poi mi si aprono gli occhi come se fosse mattina, guardo l’orologio, 23:30.
Forse è il caso che provo a riaddormentarmi. Ci riesco.
Mi risveglio, sono le 4.15, okkey, un po’ ho dormito.
Un po’ di cuccia nel letto e poi mi alzo.
Oggi inizio un nuovo lavoro, in un asilo nido. E’ molto lontano da casa mia. ci vuole più di un ora di macchina, ma è nelle colline, la natura mi accompagnerà. Ho incontrato uno scoiattolo. Mi porterà fortuna , lo so’.
Ho tantissime cose da fare, mi piace il silenzio del mattino, per poter pensare, senza rumori, o quasi, attorno. I miei cuccioli d’uomo dormono. Bianca sempre con me e Federico sempre col babbo. Anche i cuccioli pelosi dormono. Nanà quando sente che mi sveglio mi raggiunge e si accuccia sul divano con me.
Nuovo incarico
Avendo accettato questo incarico li ho costretti a fare un’ altra settimana di centro estivo e poi inizia la materna. Mi sento un po’ in colpa, volevo farli riposare un po’, volevo riposare un po’ anch’io.
Con il rischio covid che sta ricrescendo c’è tantissima confusione, e bambini e ragazzi, secondo me stanno subendo un danno non indifferente.
Sono molto preoccupata, ma allo stesso tempo ragiono per fare la mia parte, per mettere a disposizione le mie competenze, come educatrice, insegnante feldenkrais, e coadiutore del cane… sto progettando.
Progettare, esserci attivamente.
Sto progettando perchè questo è il mio modo di stare al mondo. Di esserci.
Ma lo sto facendo con le lacrime. Una volta, tanti anni fa, attorno ai miei 24/25 anni ero capo clan negli scout (e capogruppo). Sentivo così tanto la responsabilità del lavoro educativo che stavo facendo con questi ragazzi, e mi piaceva così tanto esserci con loro, che presi delle decisioni.
Mi licenziai (facevo la ragioniera in un’azienda), e mi iscrissi all’università. I miei genitori non erano d’accordo e decisero di manifestarmi la loro disapprovazione nel lasciare un lavoro sicuro, facendomi pagare l’affitto per abitare in casa mia.
E io pagai l’affitto, l’università, e il mutuo di un appartamento che mi ero comprata per andare a vivere da sola (Quello che ora è diventato Appartamento sulle colline). Tutto ciò lavorando molto, e quindi studiando poco, ma erano le cose che volevo fare.
Lo scoutismo
Camminando con i miei ragazzi del clan mi mettevano in mano la loro vita, le route, la strada, la natura meravigliosa…quanti momenti intensi e splendidi, ho vissuto tantissime esperienze di una profondità difficile da descrivere.
Questa condivisione di vita mi ha portato anche all’inizio di una supervisione. Sentivo talmente tanto la responsabilità di essere centrata, di fronte a degli adolescenti che attraverso quell’esperienza, lo scoutismo, mi si aprivano e affidavano, che decisi di andare da una psicoterapeuta, che avevo conosciuto tramite lo scautismo.
Feci un lungo percorso, … dopo un bel po’, ormai ci conoscevamo abbastanza bene, io le parlavo dei vari progetti che avevo in testa. Le raccontavo le mie riflessioni in profondità: ” quel ragazzo avrebbe bisogno di ….” e scavavo scavavo sempre più a fondo per il bene di Tizio Caio …
Lei, un giorno m’interruppe dicendomi: “Chiara, Fermati … tu ti stai impegnando moltissimo per dare tutto l’amore che riesci a questi ragazzi, sentendo nel tuo profondo i loro bisogni, sei estremamente empatica, ed intuitiva e dotata di talento in questo senso. Solo che tu quell’amore non ce l’hai, a te non l’hanno dato.”
Le ferite
Forse è per questo che ora piango, la mattina alle 4 o alle 5, quando mi sveglio mentre sono sola e faccio tante cose. Prima di iniziare la giornata. Mia mamma sta male. Ci sono tantissime livelli da gestire. Ciò che fa male è vederli star male, vederli regredire, diventare come bambini indifesi rispetto ad un mondo che va troppo veloce per tutti. Figuriamoci per le persone anziane e malate.
Essere impotenti, non riuscire a farli stare meglio, perché c’è l’età , ci sono problemi di salute, c’è un mondo attorno (sistema sanitario, sistema contributivo…) assurdo e c’è il non riconoscere di aver bisogno, il non fidarsi.
E ci sono loro, i miei genitori, che sono quello che sono, e noi figli che siamo quelli che siamo, ognuno con i nostri pregi e difetti, le nostre tante ferite, che si riaprono, riemergono e bisogna conviverci.
Questa è la vita. Il viaggio ricorsivo della vita.