Racconto di un’esperienza durante una camminata mattutina
LA FOTOGRAFIA PERFETTA
Camminare sotto la pioggia.
Ha iniziato a piovere, ho deciso di fare qualche passo, vado a camminare sotto la pioggia.
Mi lascio trasportare dai rumori della natura, le goccioline dell’acqua e i versi di animali che si sentono in mezzo alle distese campagne della mia zona . Piano piano mi allontano dalla strada verso l’interno, verso una ciclabile che mi permette, ogni giorno, di iniziare la giornata con un respiro più ampio. A volte incontro le lepri, a volte un capriolo. In alcuni periodi, visto questo spettacolo, ho deciso di portare con me la macchina fotografica “buona”. Col tempo, ho imparato ad usare alcune strategie per fotografare gli animali. Alcune sono nel mio sito. Ma le foto più belle sono quelle impresse nella mia mente.
Una mattina, mentre camminavo sulla ciclabile, all’altezza del campo di volo, percepisco parallelamente alla mia destra, sul campo da volo, al di là della siepe, più o meno rada, qualcosa che correva.
Era nero, grosso e pesante.
Scompariva dietro le piante e io curiosa cercavo di aguzzare la vista pur rimanendo rispettosamente e più silenziosa possibile, sul mio sentiero.
Avevo paura di averlo perso, allora accellerai un po’.
Nella mia esperienza, camminando sempre in quella zona, gli animali attraversano i campi per poi attraversare la ciclabile (questa bianca su cui camminavo io) per poi inoltrarsi nella boscaglia che porta al fiume. Se riesco a cogliere il momento in cui attraversano la ciclabile abbastanza da vicino, quella è “LA FOTOGRAFIA PERFETTA“.
Non è facile, a volte si vede un animale in mezzo al campo, allora cerco, più o meno, di immaginare in quale punto attraverserà la ciclabile, ma loro sono più veloci e possono cambiare traiettoria.
Riappare per qualche secondo alla mia destra questo rumore di corsa pesante : BO BONBOBBONBOBON, ma anche tanti bibinbibinbiobibibnbibinbinbinb subito dietro.
Accelero. Voglio Vedere L’attraversamento.
Poco dopo, questa cosa nera e grossa si rivela.
La vedo sul ciglio destro del sentiero pronta per attraversare. Immobile mi guarda. Anzi, mi fulmina con gli occhi. Io mi blocco. Uno scambio di sguardi. Mi immobilizzo in segno di accordo e rispetto. Un patto fra mamme. Una grandissima sensazione di essere due e contemporaneamente la stessa cosa.
La mia sensazione presto si rilevò vera. Era una mamma cinghiale con i cuccioli dietro. Una meraviglia.
Io rimango quasi senza respirare per far si che lei si fidi. Per rispettare il silenzioso patto fatto con lo sguardo.
La mamma attraversa, i suoi 5 piccoli cinghialotti dietro, tutti in fila.. tumpa tumpa tumpa..
Quella mattina non avevo la macchina fotografica con me.
La foto è impressa nella mia mente, nel mio emisfero destro. Un meraviglioso incontro, la fotografia perfetta.
STUPORE
Chi non riesce più a fermarsi e a considerare la realtà con meraviglia e venerazione è come morto: i suoi occhi sono chiusi.
Il titolo era già emblematico: II mondo come io lo vedo (1934). E gli occhi che guardavano appartenevano a un uomo straordinario, lo scienziato Albert Einstein (1879-1955), che riusciva a giustificare la scoperta della sua teoria sulla relatività proprio perché dichiarava di essere stato sempre pronto allo stupore. È la meraviglia che diventa venerazione, non sempre e necessariamente del Dio creatore ma almeno del mistero dell’essere che ci precede e ci eccede. Purtroppo molti hanno gli occhi chiusi, non perché le palpebre sono abbassate, ma semplicemente perché non sanno andare oltre la mera superficie della realtà frettolosamente sogguardata. Aveva ragione Cristo quando diceva: «Beati i vostri occhi perché vedono» (Matteo 13,16). La sua non era una banalità, perché molti lasciano scorrere ogni giorno sulla loro retina migliaia di immagini, ma non sanno mai scoprire la bellezza e la verità profonda delle cose. Lo scrittore inglese Gilbert K. Chesterton non aveva dubbi: «Il mondo non perirà per mancanza di meraviglie ma per mancanza di meraviglia», cioè per l’incapacità di contemplare e stupirsi.
Fonte: Pagina facebook Ludwig Monti